Il progetto intende da un lato costruire e rafforzare il sistema di intervento – attraverso strumenti come una equipe territoriale multidisciplinare, attività laboratoriali e la presa in carico congiunta da parte dei servizi sociali e, laddove occorra, dei servizi sanitari –, dall’altro rafforzare le capacità della comunità di intervenire sulle situazioni a rischio, contrastando la cultura dello stigma associato alla malattia mentale e individuando strategie di azione che non coinvolgano necessariamente in prima battuta i servizi sanitari.
L’Approccio Dialogico, sviluppatosi in Finlandia e in altri Paesi del Nord Europa, e che ha dato avvio a processi di cambiamento nel contesto della salute mentale (Dialogo Aperto), come pure nel contesto dei servizi sociali e per l’infanzia (Dialoghi Anticipatori) e nelle politiche di sviluppo di singole comunità, appare un approccio particolarmente fertile per innovare nelle modalità di intervento introducendo una visione democratica nei rapporti tra professionisti e cittadini. Tale Approccio è centrato sul principio dialogico e sul presupposto che gli operatori non sono chiamati a dare soluzioni, ma a promuovere momenti di riflessività tra tutti i soggetti coinvolti nella situazione, generando così proposte elaborate da tutti i soggetti coinvolti.
Le pratiche dialogiche possono essere utilizzate per far dialogare, in modo costruttivo, tutti i soggetti (sociali, sanitari, scolastici, dello sport e dell’associazionismo, oltre alle famiglie ed agli adolescenti) di questo sistema specifico, al fine di definire le azioni concrete, i compiti che ciascuno può assumere e i dispositivi di connessione nel percorso per giungere a un obiettivo condiviso, collocato nel tempo e nello spazio.
La finalità più generale e di medio periodo del progetto è quella di generare una cultura dei processi decisionali condivisi e di formare le competenze e le figure necessarie a progettare e gestire processi ispirati dall’approccio dialogico. Il corso si pone dunque come una prima tappa in questo più ampio percorso.
Nel corso degli incontri si sperimentano strumenti a partire dalle preoccupazioni e dalle risposte possibili per prendersi cura del contesto, utilizzando casi concreti della quotidianità lavorativa, con l’utilizzo di strumenti dialogici per favorire una prospettiva di miglioramento.
La proposta è rivolta a operatori e responsabili dei servizi sociali, scuole, amministrazioni comunali, servizi sanitari, che abbiamo maturato una esperienza lavorativa nei processi di accudimento.
Al termine del ciclo di incontri verranno individuate alcune situazioni in cui i partecipanti in maniera del tutto volontaria, proveranno a trasferire ed applicare gli strumenti appresi durante il percorso d’aula, potendo contare su mezza giornata per ogni situazione di accompagnamento e assistenza dei docenti.
Anna Lucia Carretta, pedagogista, formatrice, facilitatrice, referente in Italia dell’Approccio Dialogico Finlandese di Dialogues & Design Ltd di Heikki Ervast e Jukka Akola, formatori e responsabili scientifici dal 2018 dei percorsi di formazione all’Approccio Dialogico attivati in Emilia Romagna. Promuove l’approccio dialogico finlandese nel lavoro socio educativo e nella riorganizzazione dei Servizi, con funzioni di formazione e facilitazione. Collabora dal 2018 allo sviluppo del Progetto Sperimentale Dialogico promosso dalla Regione Emilia Romagna per implementare la riorganizzazione di servizi sociali e sanitari, con strumenti dialogici. Svolge un’attività di facilitazione al dialogo e di ascolto di giovani, adulti, anziani e famiglie. Da gennaio 2018 coordina, per la cooperativa Filo di Arianna, la comunità terapeutica riabilitativa della neuropsichiatria per adolescenti “Pani e Peschi” a Milano. Pratica attività di meditazione e di mindfullness per implementare competenze relazionali nell’ascolto e nel dialogo.
Stefano Sarzi Sartori, caporedattore di una rivista interdisciplinare di problematiche familiari, è animatore di un’associazione familiare che si occupa di Sviluppo di comunità. Collabora con la Provincia Autonoma di Trento, con numerose organizzazioni del terzo settore e con amministrazioni locali, promuovendo progetti locali di ricostruzione dei contesti di comunità in una prospettiva di sistema. Collabora con l’Associazione Italiana Pratiche Dialogiche ed è tra i fondatori della Rete Nazionale Coabitare Solidale. Ha pubblicato: “La famiglia nel sociale” (San Paolo, Milano, 2001) e “Comunità e democrazia nei quartieri. Un’ipotesi di lavoro per attivare processi partecipativi e generativi di cittadinanza” (Erickson, Trento, 2016).
Giuseppe Tibaldi, psichiatra, psicoterapeuta, direttore dei servizi psichiatrici territoriali nell’Area Nord del DSM-DP di Modena, trainer del Dialogo Aperto, dopo la formazione triennale completata a Londra. Promotore di recenti esperienze formative sul Dialogo Aperto. Direttore della Collana “Storie di Guarigione” presso la casa editrice Mimesis. L’ultimo libro pubblicato in questa collana di cui è stato il curatore, si intitola “La pratica quotidiana della speranza”. È inoltre autore di molte altre pubblicazioni.